RICORDI

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Non so se sia colpa della crisi o di una nostalgia di periodi felici, o altro, ma questi giorni sono stati colmi di ricordi.
Ricordo mani sporche e ruvide di uomini che tornavano la sera dai campi e aprivano bottiglie di vino e accendevano fuochi in stufe a legna che riscaldavano la casa. Ricordo mani che impastavano con vigore per intere giornate e cappelletti per dodici a far sorridere le sere.
E ancora mani di bambini che apparecchiavano la tavola, pronte già a ricever i doni che restavano nascosti in stipetti conosciuti e inviolabili : miele e marmellata per chiudere la serata.
Il cibo e la “tavola” erano gli elementi simbolici dell’unione e della condivisione.
Nonni, zii, figli e nipoti ed io , bambina di città , con occhi sbarrati ad ascoltar storie di fiumi che si fermavano, di animali che parlavano, di alberi che si muovevano.
Quando lo zio diceva che sentiva il Po’ bofonchiare era l’ora di andare a dormire …
Noi bambini giocavamo con le noci, ne prendevamo tre e facevamo magie nelle camere, ma non troppo a lungo, perché faceva troppo freddo per rimanere lontano dalla cucina o dalle coperte che ci attendevano.
Niente era superfluo, tutto era necessario.
E adesso vi racconto una storiella.
 
Un saggio, il più anziano del paese, un giorno andò a visitare un altro villaggio. In un campo vide un vecchio giardiniere e suo figlio che attingevano l’acqua dal pozzo. E per il vecchio era molto faticoso anche con l’aiuto del figlio. E l’uomo era davvero molto vecchio. E al saggio venne il dubbio che il vecchio giardiniere non sapesse che ormai si usavano i buoi e i cavalli per estrarre l’acqua dai pozzi, infatti, stava attingendola egli stesso. Usava ancora quel metodo sorpassato. Perciò il saggio disse: “ Amico, non sai che hanno inventato un metodo nuovo?” Il vecchio rispose : “ Parla sottovoce. Io non sono interessato a ciò che mi dici, ma ho paura che mio figlio, che è giovane, possa udirti. E il saggio disse : “Che cosa intendi dire?” E il vecchio si spiegò: “So che esiste quell’invenzione, ma tutte le invenzioni come quella, allontanano l’uomo dal lavoro fisico e quando ci si stacca dal lavoro materiale si perde il contatto diretto con la vita stessa, con la fisicità della terra”.
 
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